L’ALBANIA, “PENHOLDER” PER LA CRISI UCRAINA ALL’ONU.

Nel periodo 2022 – 2023 l’Albania, membro della Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) dal 1955, eserciterà le funzioni pertinenti ai membri del Consiglio di Sicurezza (CdS) di questa unione di stati. L’elezione è avvenuta l’11 giugno 2021 da parte della Assemblea Generale ONU, dove la candidatura albanese ha ottenuto 175 voti a favore (erano richiesti almeno 129). In rappresentanza del gruppo dei paesi dell’Europa del Est, Tirana succede alla Estonia come uno dei 10 membri non permanenti del CdS, il quale ha 15 membri (di cui 5 permanenti e aventi di un potere di veto sull’adozione delle delibere del Consiglio) ed è l’unico organismo ONU il quale è dotato poteri di natura coercitiva. Questi possono estrinsecarsi sulla base dell’accertamento di una minaccia alla pace, di una violazione della pace o di un atto di aggressione (articolo 39 della Carta ONU), nell’adozione di misure preventive (art. 40) o di misure dirette contro gli Stati trasgressori, sia di natura economica (art. 41 della Carta) sia comportanti l’uso della forza militare (art. 42 della Carta). I 5 gruppi regionali rappresentati nel CdS oltre ai membri permanenti sono operativi dagli anni ’60 del secolo scorso e includono l’Africa, l’Asia-Pacifico, l’Europa del Est (il più piccolo con 23 paesi), America Latina e paesi caraibici, Europa Occidentale con Oceania, America del Nord e Asia Occidentale.

Il 4 gennaio, durante la cerimonia della installazione della bandiera albanese all’ONU per l’inizio del mandato, il Rappresentante Permanente dell’Albania presso l’ente Ferit Hoxha ha rimarcato la fiducia di Tirana nel multilateralismo come sistema basato sui valori e le regole della legalità internazionale, aggiungendo: “Siamo qui per lavorare congiuntamente con gli altri paesi a rappresentare una forza per il bene, far sentire la nostra voce in nome del progresso e cercando di fare la differenza. Veniamo qui con la forte convinzione e risolutezza che il CdS debba fare di più, agire più fermamente e sostenere coloro che hanno bisogno in ogni angolo del mondo”.

La candidatura albanese si è basata su cinque aree tematiche principali: metodologie di lavoro, clima e sicurezza, contrasto all’estremismo violento, diritti umani, donne e pace (campo d’azione dove il paese si impegna internamente ad implementare la risoluzione 1325 del 2000 – basata su prevenzione, partecipazione, protezione, sollievo e recupero nel contrasto agli danni al genere femminile – e reitera l’impegno a combattere le violenze sessuali come arma di guerra, pratica tristemente occorsa nella storia recente dei Balcani). Tirana perseguirà l’attuazione della Strategia Globale Contro il Terrorismo adottata nel settembre 2006, così come fa con i 17 obiettivi interconnessi di sviluppo sostenibile.

La grave crisi internazionale all’ordine del giorno, quella Ucraina, vede Albania e USA come “portapenne” (“penholder”) all’interno del CdS, traducendosi nel loro ruolo di iniziativa nella negoziazione e redazione delle risoluzioni, prese di posizione e comunicati stampa sul tema. Nella facoltà del portapenne rientra anche la definizione delle azioni che il CdS deve assumere in materia. Tramite il Rappresentante Permanente l’Albania ha partecipato nelle due riunioni (31 gennaio e 17 febbraio) del CdS sull’Ucraina, ribadendo il sostegno alla sua sovranità e integrità territoriale, alla attuazione degli Accordi di Minsk e definendo la minaccia dell’attacco russo come una sfida all’ordine internazionale basato sulla Carta ONU.

Articolo di Gjergji Kajana, giornalista freelance