L’IMPATTO DEL DENARO “SPORCO” NELL’ECONOMIA ALBANESE
Articolo pubblicato su AlbaniaNews.
Come i flussi dei finanziamenti illeciti hanno influenzato l’economia albanese degli ultimi anni? Numbeo’s, importante database di statistiche, inquadra il rapporto prezzo-reddito di Tirana equivalente a quello di Milano, Monaco e Mosca.
Nel mese di agosto GI-TOC (GLOBAL INITIATIVE AGAINST TRANSNATIONAL ORGANIZED CRIME) ha pubblicato un importante report sui flussi dei finanziamenti illeciti nei Balcani Occidentali. Gli autori sono due importanti membri della GI-TOC, un network di quasi 500 esperti indipendenti dei diritti umani, democrazia, governance e del crimine organizzato.
L’analisi dei due studiosi, Tuesday Reitano e Kristina Amerhauser, si basa su una serie di interviste fatte a impiegati di banca, magistrati e membri della polizia giudiziaria in Albania, Macedonia e Kosovo, nonché sulle statistiche e i dati ufficiali dei governi dei tre paesi.
L’obbiettivo del report non è di definire il valore dei finanziamenti illeciti nei tre paesi, ma di offrire una comprensione politico-economica del fenomeno.
Gli analisti hanno cercato di spiegare il concetto delle IFF, ossia dei flussi dei finanziamenti illeciti, che spesso vengono confusi con il riciclaggio o con il concetto di “crimine organizzato”. Per questo motivo i due esperti hanno preferito utilizzare la definizione delle Nazioni Unite, ovvero “soldi illegalmente guadagnati, trasferiti o utilizzati e che, oltrepassano le frontiere, generalmente derivati dall’attività criminale, l’evasione e la corruzione”. Ma, se queste sono le fonti, i canali degli IFF sono il riciclaggio, la fatturazione errata e il trasferimento di contanti, pratiche ben radicate e difficilmente individuabili nell’economia dei tre paesi.
In Albania, il 18% del volume economico deriva dall’attività informale, il 22% da attività illecita e solo il 60% è frutto delle attività economiche regolari.
Di grande interesse è il capitolo sulla natura e l’entità degli investimenti immobiliari in Albania, con particolare accento alle nuove costruzioni degli ultimi 3 anni a Tirana.
Dall’inizio degli anni ’90 e fino alla fine del 2004, maggior parte delle costruzioni in Albania sono state realizzate senza un regolare permesso e il processo di legalizzazione degli immobili, costruiti in quegli anni, è ancora in fase di perfezionamento. Il regime comunista lasciava aperta una profonda piaga, quella della emergenza abitativa, e il boom delle nuove costruzioni continuò fino al 2012.
Ma la crisi economica albanese portò ad un drastico calo del numero dei permessi richiesti, per ricominciare a risalire nel 2016. Gli esperti albanesi ritengono che, il fabbisogno di capitale di investimento delle società edili, che non poteva essere soddisfatto dalle banche albanesi, le quali all’epoca avevano difficoltà a concedere prestiti, fu soddisfatto dalla criminalità organizzata. Il 65% dei permessi per la costruzione di immobili residenziali sono stati concessi per la sola città di Tirana. Si tratta di un investimento del valore di 400 milioni di euro, ma più della metà delle società che hanno chiesto questi permessi non hanno le capacità finanziarie per portare a termine il lavoro. Dal controllo dei bilanci di queste società risulta che le stesse hanno generato degli utili molto bassi e non dispongono di asset o mutui che possano giustificare i loro investimenti.
Un altro dato importante per poter comprendere il fenomeno è quello dei mutui richiesti negli ultimi anni per le nuove costruzioni. Nel 2019 le banche albanesi hanno finanziato il 50-70% del mutuo ipotecario per un totale di 200 milioni di euro. Da qui si desume che il valore delle nuove costruzioni dovrebbe essere di circa 300-400 milioni di euro, invece i dati ufficiali parlano di un valore totale di investimento nel settore immobiliare di 953 milioni di euro, perciò la differenza presumibilmente deriverebbe da risparmi privati e/o dal riciclaggio del denaro sporco. Un esperto albanese di riciclaggio sostiene che negli ultimi tre anni il valore totale degli investimenti che trovano origine nel riciclaggio dovrebbe essere di circa 1,6 miliardi di euro.
Il massiccio utilizzo di capitali, derivanti dal riciclaggio, ha influenzato il mercato immobiliare portando il valore medio di vendita degli appartamenti residenziali a Tirana a quasi 1000 €/metro2. Numbeo’s, importante database di statistiche, inquadra il rapporto prezzo-reddito di Tirana equivalente a quello di Milano, Monaco e Mosca.
Un altro canale di riciclaggio del denaro “sporco” è quello del gioco d’azzardo. In Albania ogni anno affluivano nel gioco d’azzardo circa 700 milioni di euro e, solo 140 milioni erano di origine certa e legittima. Nel 2019 il Primo Ministro albanese, Edi Rama, decise di vietare quasi del tutto il gioco d’azzardo. I partiti di opposizione sono sempre stati contrari a questa soluzione, argomentando che i soldi che non venivano riciclati attraverso il gioco si sarebbero spostati negli investimenti immobiliari.
Altro fenomeno trattato dall’analisi è l’apprezzamento della moneta albanese negli ultimi anni.
Chi vive all’estero ed ha “cambiato i soldi” almeno una volta in Albania è a conoscenza del fatto che il valore del cambio euro/lek negli ultimi anni si è di molto abbassato a sfavore della moneta europea. Il lek è stato stabile dal 2010 al 2016, ma dal 2016 la moneta albanese si è molto apprezzata contro l’euro e le altre monete. Molti esperti argomentano che un deprezzamento del genere non può essere frutto degli scambi commerciali formali, ma dell’incanalamento del denaro sporco che raggiunge il paese.
Nel 2019 il disavanzo della bilancia commerciale nel nostro paese di origine aumentò di 195 milioni di euro, circa 40% di più che nel 2018. In un mercato ideale questi valori avrebbero dovuto deprezzare il lek, invece è successo il contrario e, interlocutori della Banca d’Albania attribuiscono il fenomeno ad un flusso inusuale di moneta.
Dai risultati emersi, è indubbio che l’attività criminale e i fenomeni ad essa collegati influenzano negativamente l’economia del paese e il nostro vivere quotidiano.