LUCI E OMBRE DELLA POLITICA ENERGETICA DEL GOVERNO ALBANESE
Come tutti i paesi europei anche l’Albania sta subendo in modo serio la crisi energetica attuale, seppur in termini più ridotti, specie per l’impatto sulle aziende. Sappiamo che le ragioni di questa crisi sono molteplici e non del tutto collegate direttamente alla guerra in Ucraina. Soprattutto ne è causa una forzata transizione energetica, senza un piano ed una strategia chiara, ma dettata solo dai toni demagogici degli ambientalisti.
In Albania il secondo trimestre dell’anno in corso ha registrato una produzione nazionale dell’energia del 38% in meno, in confronto al 2021. Il paese basa la sua produzione energetica sull’idroelettrico, con il 60% delle strutture di proprietà statale e il 40% in concessione o proprietà privata. Questa circostanza fa si che l’Albania tenga gli occhi rivolti al cielo per le precipitazioni che determinano la produzione di energia anno dopo anno. Attualmente la produzione idroelettrica soddisfa il 99% del fabbisogno, ma questa percentuale dipende molto dalle precipitazioni, come spiegato sopra, e per questi motivi il paese importa mediamente il 30% dell’energia che si consuma. Inoltre, una delle problematiche che l’Albania non ha mai risolto in questi anni e che impatta sulla corrente erogata è la perdita della rete di distribuzione, arrivando a toccare a volte anche punte del 10%.
Il Primo Ministro, Edi Rama, dichiara che l’Albania sarà in grado di diventare indipendente dal punto di vista energetico entro il 2030, senza però dare indicazioni chiare su come si realizzerà questo ambizioso progetto. Lo stesso Primo Ministro ha dichiarato qualche settimana fa che l’Europa, diversamente da come si è comportata durante la gestione del Covid dimenticando del tutto i Balcani, questa volta deve intervenire per dare sostegni efficaci ed importanti a questi ultimi.
Negli ultimi tempi il paese ha fortemente rivolto l’attenzione verso la produzione dell’energia attraverso il sole, adeguando la normativa relativa al fotovoltaico. Proprio in questi giorni è stata aperta la consultazione pubblica sulle modifiche della legge, che regola la produzione dell’energia da fonti rinnovabili e che adeguerà la normativa albanese al regolamento n. 2018/2001 del Parlamento europeo.
Inoltre, spinto dalla crisi attuale dell’energia, il Governo si è orientato verso fonti diverse, come il caso dei due generatori americani galleggianti che funzionano a carburante fossile, l’utilizzo dei quali, secondo l’esperto albanese per i problemi dell’energia, Lorenc Gordani, sarà di impatto positivo per il fabbisogno energetico dell’Albania. Secondo Gordani, però, le misure intraprese sono una specie di ultima ratio per la situazione attuale, poiché, se non ci sarà bisogno di questa risorsa, l’investimento risulterebbe inefficiente, tenendo presente che impatterà nel processo anche il contratto per l’acquisto del carburante utilizzato.
L’esperto Gordani dichiara che, attesa l’evolversi della crisi energetica e tenendo presente il livello più basso di precipitazioni, nonchè la guerra in Ucraina, c’è da aspettarsi un inverno difficile per il settore energetico in Albania