NUOVA MAPPA GIUDIZIARIA IN ALBANIA. LUCI E OMBRE DI UNA RADICALE RIFORMA
IL 21 luglio scorso il Consiglio dei Ministri albanese ha approvato la nuova mappa giudiziaria, che ha suscitato non poche perplessità ed ha causato forti contestazioni da parte degli avvocati e del Consiglio Nazionale Forense. La nuova organizzazione del sistema giudiziario entrerà in vigore dal 1° febbraio 2023 e prevede il taglio netto del numero dei Tribunali e la riduzione ad un’unica Corte d’Appello per tutto il paese.
Era inevitabile che una riforma così drastica creasse due posizioni fortemente contrapposte, seppur con motivazioni che trovano origine nelle stesse esigenze, ossia una giustizia più efficace e veloce.
Non tutti sanno che il sistema giudiziario di tre gradi di giudizio è stato il risultato di un processo di modernizzazione e riscrittura della legislazione nel paese delle Aquile negli anni ’20 del secolo scorso. Il processo portò all’entrata in vigore del Codice Civile del 1929, tanto voluto e sostenuto da Ahmet Zog, Prima Presidente dell’Albania e di seguito proclamato monarca con l’aiuto di Mussolini e dell’Italia.
Nel mese di settembre 2021 il Consiglio Superiore della Magistratura albanese pubblicò un rapporto importante sull’efficacia e la salute del sistema giudiziario in Albania, studio che possiamo considerare prodromico alle modifiche appena approvate. Il gruppo di lavoro era composto da membri del Consiglio, magistrati, rappresentanti del Ministero della Giustizia ed esperti del Consiglio Europeo, USAID, nonché della missione EURALIUS.
Attualmente il sistema giudiziario in Albania conta 29 tribunali di primo grado, 8 Corti d’Appello e una Corte Suprema. Nel paese si parla già da anni su diverse problematiche endemiche, come il vuoto legislativo, le limitate risorse finanziarie e l’adeguamento della mappa giudiziaria a quelle che sono le best practice europee, per non tralasciare il livello, ancora molto alto, della corruzione che caratterizza il sistema giudiziario dalla fine del regime monopartitico nel paese ad oggi.
In questo rapporto, che è il risultato di 3 anni di lavoro, è stata analizzata la situazione attuale di diversi paesi europei, i quali hanno ridotto significativamente il numero dei tribunali, come Danimarca, Olanda, Svezia, elencando, inoltre, le motivazioni che hanno portato a queste riduzioni. Tra queste motivazioni si possono evidenziare una migliore specializzazione dei magistrati, un sano environment per la condivisione delle tematiche professionali, costi ridotti per il personale di servizio e la garanzia della presenza di magistrati, i quali non possono essere soggetti a interessi di parte per via dei collegamenti sul territorio di competenza.
Il gruppo di lavoro ha riservato particolare importanza all’analisi del carico di ruolo dei magistrati albanesi, della distanza che l’utente deve coprire per raggiungere il tribunale e al numero di giudici che il sistema riesce a formare ogni anno.
Uno dei risultati incontrovertibili dello studio è la mancanza di giudici in molti tribunali e Corti d’Appello, circostanza che ha portato ad una giustizia lenta e non-giusta.
Per quanto riguarda la distanza che deve essere coperta per raggiungere il tribunale, il rapporto ha voluto sottolineare il principio di partecipazione obbligatoria e facoltativa delle parti nel processo. Inutile dire che, nel corso di un processo innanzi alla Corte d’Appello le parti non hanno l’obbligo di partecipazione, affidandosi completamente al proprio legale.
A seguito delle conclusioni del rapporto il gruppo di lavoro ha consigliato la riduzione dei tribunali di primo grado e delle Corti d’Appello in Albania. La riduzione più drastica è quella che riguarda la creazione di un’unica Corte d’Appello, situata a Tirana, che, secondo il Consiglio Nazionale Forense albanese ostacolerà in modo significativo l’accesso alla giustizia.
Visto che la riforma entrerà in vigore dal 1° febbraio dell’anno prossimo, non possiamo non prendere una posizione in merito. Prima di tutto, oltre alla riduzione dei tribunali il paese doveva cominciare a discutere di un accesso informatizzato alla giustizia, lavorando sul processo telematico e la digitalizzazione del sistema, discussione che tuttora non ci risulta presa sul serio. Il Consiglio Nazionale Forense e tutte le associazioni degli avvocati, presenti nel paese, devono cominciare a cambiare il paradigma di collaborazione tra colleghi, visto che non tutti gli avvocati possono seguire un processo innanzi all’unica Corte d’Appello a Tirana, andando di persona alle udienze. Ci sarà bisogno di una migliore collaborazione e senso di colleganza, visto che la partecipazione alle udienze per delega non è una abitudine molto diffusa nel paese.